I Sedum, le piante delle rocce.

Mai come nelle scorse stagioni invernali la pianura padana ha sofferto per la mancanza d’acqua. Gli esperti dicono che la situazione potrebbe diventare cronica e quindi ripetersi sempre più spesso durante l’inverno. Siccità, aridità e forse desertificazione, brutte prospettive per i paesi mediterranei. Nella speranza di una inversione di tendenza e riponendo l’ultima mia fiducia verso una coscienza ecologica di massa che finalmente si ravveda dallo scempio ambientale, osservo incredulo alcune piante del giardino che senza una goccia d’acqua hanno nuovamente e brillantemente superato l’inverno. Ma sono ancora più stupito della loro vitalità considerando che stanno in vasi di pochi centimetri e completamente esposti al vento e al sole. Le coriacee piante dei miei vasi sono Sedum, dal latino “sedere” (essere seduti), un vasto genere che comprende annuali succulente, sempreverdi, e perenni. Nei paesi anglosassoni vengono chiamate “mucchi di pietre” e sono distribuiti in tutto il pianeta, anche se la maggior parte di specie si trova sulle montagne dell’emisfero australe. Sono facilmente riconoscibili per l’aspetto carnoso delle foglie, disposte a spirale, con colori che vanno dal porpora al grigio chiaro, dal verde brillante al bronzo scuro, con fiori minuti a forma di stella e spesso raggruppati. Le specie più diffuse sulle Alpi sono Sedum reflexum con foglie grasse e cilindriche appuntite e infiorescenze globose e pendule in boccio che diventano appiattite in fiore, e Sedum acre, elegante pianticella che forma veri e propri tappeti di vegetazione a foglie globose e carnose e fiori a stella giallo brillanti con petali appuntiti. Quest’ultimo veniva usato un tempo per curare ferite e scottature e per abbassare la pressione, oltre che come aromatizzante per insalate (in piccolissime dosi) per il sapore particolarmente pepato, allo scopo si usava anche un’ altra specie, il pigmeo Sedum alpestre (S. repens, Schleich). Molto comune è anche il Sedum album (erba pignola), caratteristico per le foglie cilindriche e carnose disposte in folte file lungo il fusto che virano di rosso durante l’inverno, la fioritura è di infiorescenze bianco rosate in giugno-agosto. Simile al precedente ma dall’areale più ristretto è il Sedum coeruleum, che si trova in Corsica, Sardegna e Sicilia; le foglie sono molto carnose e più allungate e i fiori sono blu con il centro bianco. Per rimanere nei luoghi temperati, anzi caldi e mediterranei, troviamo il Sedum telephium dalle foglie grandi (2-10 cm), piatte carnose e lievemente dentate; i fiori sono porpora o verde giallognoli riuniti in ombrelle, il succo veniva usato per curare ustioni e ferite. Negli ambienti umidi (acquitrini e paludi) ritroviamo il Sedum villosum, pianticella veramente minuta, pelosa con foglie grasse, appiccicose e cotonose, dalla fioritura rosea o lilla in giugno-agosto. Da queste specie spontanee sono state selezionate una miriade di varietà ornamentali che trovano un giusto impiego nel giardino dell’appassionato di piante alpine, ma anche nei vasi di un terrazzo anche di piccolissime dimensioni. Sono generalmente piante molto rustiche, che si adattano a tutte le situazioni di terreni aridi e assolati, ma rifiutano categoricamente i ristagni di umidità e quindi terreni eccessivamente argillosi e fradici. Dove le condizioni del terreno non siano favorevoli si può tentarne la correzione mescolando una buona percentuale di ghiaia e sabbia o favorendo lo scolo dell’acqua in eccesso, aumentando la pendenza o con opportune baulature. Tra le molte varietà presenti nei vivai eccovi una breve panoramica di sicuro effetto decorativo e che possono a ragione essere definite le più importanti piante da giardino roccioso e alpino. Il Sedum spathulifolium è senz’altro uno dei più conosciuti, originario delle colline del nord America, per il suo aspetto ceroso e il colore grigio delle foglie delle dimensioni dell’unghia di un bambino, minuto (5 cm) ma capace di formare dei tappeti compatti ed estremamente decorativi. Da questa specie è stata selezionata una varietà ancora più bella che è il Sedum spathulifolium “Cape Blanco”, dalle foglie di un grigio molto intenso talvolta virato al violetto, talmente bello da far dimenticare con le sue forme e colore molti fiori del giardino. Ambedue fioriscono di giallo in giugno-luglio e sono sempreverdi. Questa varietà, come tutte le specie e le selezioni di Sedum, si coltivano benissimo in vaso, dove possiamo meglio controllare le condizioni climatiche, oppure in giardini rocciosi particolarmente ben esposti. Un altro sedum particolarmente appariscente è il Sedum pulchellum, dal fogliame minuto e verde brillante, produce una fioritura rosa brillante e di lunga durata, in maggio-luglio. Non tutti i sedum fioriscono in modo così decorativo, ma il Sedum kamtschaticum fa eccezione, esibendosi in piena estate con una profusione di minutissimi fiori giallo-arancio, una pianta veramente solare che inviterà alle escursioni sui sentieri di alta quota. Non è raro che le piante rapiscano l’osservatore trasportandone lo spirito nei luoghi a loro più congeniali. Dalla fioritura ancora più luminosa della precedente è il Sedum kamtschaticum ellacombianum, anche questo adattissimo ai terreni asciutti e soleggiati del giardino roccioso. Per cambiare il colore della fioritura si possono piantare dei Sedum spurium, nelle varietà “Coccineum” dalla fioritura rosa scuro e il “Summer Glory” di un rosa scuro quasi rosso molto brillante. Tuti i sedum descritti finora sono di piccole dimensioni, non superando i 15-20 cm di altezza, ma vi sono delle varietà molto vigorose che non sfigurano nemmeno nei bordi misti, in compagnia di perenni e arbusti di ben altra stazza. E’ il caso di Sedum spectabile, dalle infiorescenze grandi e colorate nei vari toni del bianco, rosa e rosso, a seconda delle numerose varietà (“Brillant”, “Star Dust”, “Herbstfreud” ecc). Nelle nostre escursioni sulle Alpi ci si potrà imbattere in alcune specie molto belle e assolutamente da rispettare come i Sedum anacampseros dalle foglie carnose e larghe che fiorisce in luglio-agosto di rosa bronzeo o rosa scuro, oppure in altri ancora più rari come il Sedum dasyphyllum, l’annuum e l’hirsutum (rarissimo) o adirittura endemici delle alpi marittime di casa mia come il S. monregalense e il S. alsinifolium. Per conoscere meglio i Sedum di questo angolo alpino, ricco di altre 2200 specie botaniche (Ozenda 1950)  rimandiamo l’attenzione all’ottimo e recente volume di Bruno Gallino e Giorgio Pallavicini: “La vegetazione delle Alpi Liguri e Marittime” Blu Edizioni. Sarebbe bello veder fiorire qualche pianta “mucchio di pietra” sui balconi di Cuneo, fin troppo inflazionati dai gerani e dalle onnipresenti petunie, anche perché li ritroveremo, come fedeli compagni, ad ogni primavera pronti per la nuova stagione e sempre più vigorosi.

 

sedum

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