Ottobre…nel giardino di campagna.

Se il giardiniere accorto ha ben lavorato nella bella stagione, l’autunno è un momento meraviglioso, in cui si possono godere al pari del contadino i frutti tanto attesi. Si tratta di ortaggi, di mele o pere, ma anche di fiori da seccare, di zucche che faranno bella mostra nell’angolo della cucina, di fascine di legna che arderanno nella stufa dell’inverno imminente. L’autunno è tempo di raccolta e comunque di gran lavoro, al pari della primavera si trapiantano le perenni o gli arbusti che fioriranno nella prossima primavera, e si ripuliscono le bordure da ciò che ha colorato i mesi precedenti. E’ il momento di compostare una gran quantità di fronde e fiori rinsecchiti o esausti, tagliando al colletto o poco sopra, le piante erbacee che con i primi geli son passate dal verde al giallo e poi al ruggine. L’equinozio d’autunno precede il silenzio e il riposo dell’inverno, quindi tutto il verde che non persiste, come le conifere e alcuni sempreverdi, si rinchiuderanno nelle loro gemme sotterranee, nei bulbi grassi e protettivi, oppure semplicemente eliminando la linfa dai loro vasi per non rischiare il congelamento. Le erbacee perenni lasceranno volentieri il terreno spoglio, in apparenza disabitato, ma loro sotto una spanna di terra attenderanno i primi calori e gradiranno senz’altro l’aiuto amichevole del giardiniere, magari sotto forma di un po’ di paglia, uno strato di foglie o meglio ancora un lieve strato di composto maturo arricchito con due manciate per metro quadro di cornunghia o letame pellettato. Se poi sarà rimasto dello spazio vuoto che attendeva una macchia di piante, questo è il momento buono per estirpare qualche esemplare, suddividerlo a seconda delle dimensioni e quindi nuovamente ripiantarne le sezioni fiduciosi del giusto momento. Le perenni minute, quelle da giardino roccioso, magari striscianti o comunque senza un apparato radicale vigoroso, si estirpano e si suddividono facilmente utilizzando solo le dita delle mani. Quelle invece che hanno formato negli anni delle radici intricate, forti e tutt’altro che accondiscendenti si suddividono facendo leva nel mezzo del cespo con due forche contrapposte, forzando più volte sui manici delle medesime, fino a ottenere due piante e poi ancora quattro o più. Se poi la stretta delle radici supera le nostre intenzioni (e la nostra forza…) non rimane che tentare con un affilato coltellaccio “da campagna”, quel tuttofare sempre al servizio per risolvere tante situazioni, con il quale si recideranno di netto le parti che interessano, badando solo a far corrispondere le radici con un colletto. Non tutte le erbacee perenni si prestano alla divisione dei cespi e quelle di seguito elencate mal sopportano questa operazione, se non addirittura la rifiutano completamente:

Althaea rosea, Catananche caerulea, Dictamnus albus, Digitalis purpurea, Euphorbia characias, Gaillardia aristata, Gentiana asclepiadea (e altre gentiane), Gypsophila paniculata, Limonium latifolium, Lupinus polyphillus, Penstemon barbatus, Pulsatilla vulgaris, Verbascum bombyciferum. Con queste è meglio lasciare perdere, si penserà a loro nella prossima primavera.

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