La Porta

“Finirà e andrà tutto bene”.

Lo ripetiamo come un mantra da giorni, settimane e ormai anche mesi. Lo ripetiamo per darci la forza di sopportare l’immobilità, lo stare chiusi in casa, il non poter toccare, abbracciare, baciare un amico, un parente, la mamma. La storia dirà come è avvenuto tutto ciò, ma la storia la fanno i vincitori e i vincitori in questo caso chi sono?

 Lo siamo noi italiani? Non di certo con oltre 20.000 vittime; sono vincitori i cinesi? Altre vittime, un grande ritardo nel comunicare il disastro. La storia la scriveranno i tedeschi ?…uhm, pessima figura. Gli americani? record di morti….   

  Chi, chi scriverà questa storia? Chi dirà è andata bene, poteva andare peggio, chi potrà dire effettivamente abbiamo salvato vittime e aziende? Ebbene non lo dirà nessuno. Ecco la vicinanza con un conflitto mondiale: tutti pagano e pagheranno. Qui non si tratta del battito d’ali di una farfalla che muove un ciclone dall’altra parte del mondo, questo è uno tsunami che travolge tutto e tutti, più e più volte e trita ogni cosa. L’economia impiegherà anni per rialzarsi, i cinesi non correranno più, gli americani mangeranno le loro Harley, i tedeschi faranno prendere la ruggine alle  Mercedes e noi italiani potremo sederci comodi, ma su sedili di Parmigiano.

Però nella storia, che tutti ricorderemo, dovremo annotare “il passaggio”, la porta, il confine. Un limite oltre il quale il virus sarà stato vinto, o almeno tenuto a bada. Ci sarà un prima e un dopo in tutta questa vicenda, come quando passando da una stanza all’altra si apre e poi si chiude la porta alle spalle. Cambia la scena, i colori, gli odori. Probabilmente non cambieranno gli istinti basilari di una umanità che nonostante fenomeni epocali ha sempre visto prevalere le sue paure e le sue passioni, ma le prospettive saranno diverse, come diverse saranno le esigenze. Da giardiniere e “inventore” di giardini mi rivolgo a tutti i cultori di questa arte magica e ancestrale, lo faccio con sincera speranza.

Dopo quella porta la nostra passione per le piante e la bellezza diventerà di fondamentale e vitale importanza non solo per noi ma per l’intera umanità. Esagerazioni da effetto virus?  Eccesso da giardiniere maniaco compulsivo…paradosso senza capo e coda?

Vado a spiegare. Mai come prima di oggi, nella storia dell’umanità, si ha così tanto desiderio per uno spazio pulito, sicuro, nutriente e mai come adesso ogni piccolo pezzo di terra diventa basilare nel formare un “insieme paesaggio” paragonabile per effetti sul clima, sull’economia, sulla nutrizione, a quelli di altri macro-territori come la foresta amazzonica, il deserto del Sahara, le mega-metropoli (tutte messe insieme), la calotta polare ecc ecc.  Guardiamoli dall’alto i nostri giardinetti, gli orticelli, i frutteti familiari; fatevi un giro con un programmino tipo Google Maps, o immaginate semplicemente di essere un uccello veleggiatore, di quelli che raggiungono grandi altezze lasciandosi solo portare dal vento. Ecco immaginate di essere un’aquila: state attraversando la campagna che s’interseca tra le grandi città del nord Italia e non vedete che tanti campi di mais, soia, erba, alternati a gruppi di case, borgate, paesini, tutti con i loro pezzettini colorati e più o meno coltivati. Eccoli i giardini, la massa ornamentale della nostra bella Italia, che tutti insieme sono tantissimi e fanno tanto. In particolare i nostri giardini producono ossigeno e digeriscono Co2, ne più e ne meno di quello che fanno i boschi. Immaginate di potervi spostare nell’altro capo del mondo, Stati Uniti per esempio e la scena sarà simile ma solo più grande, molto più grande. E così via, ogni parte del mondo è costellata di piccoli e grandi giardini, tutti insieme fanno tanto paesaggio ma fanno anche di più. Producono cibo per esempio. Quanti di noi oltre alle rose coltivano orti o qualche albero da frutto o un micro pollaio. Ecco perché d’ora in poi ogni nostra scelta nel nostro recinto sarà determinante nell’economia e nell’ecologia globale.

Chiusa quella porta scegliamo di coltivare organico, intervenendo poco con le concimazioni chimiche, soprattutto ad alto tenore di azoto. Trattiamo le rose e tutte le piante da giardino esclusivamente con prodotti biologici. Evitiamo superfici importanti di pratino all’inglese, tutto uguale e di poche specie, richiede troppa acqua. Piantiamo ancora alberi se abbiamo superficie disponibile, anche da frutto e scelti tra i più rustici. Facciamo una scelta oculata delle specie e varietà di erbacee, arbustive che andiamo a coltivare: mai quelle che richiedono troppe cure, trattamenti, concimazioni; mettiamoci bene in testa che questo corona virus è il figlio di un certo tipo di allevamento, mercato, industria, aumento demografico, alimentazione. La porta si è chiusa, ma non è detto che non si riapra.  

Comincia la discussione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *