Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente ?

Cosa centra la celebre frase di Nanni Moretti nel suo insuperato film “Ecce Bombo” con le piante e i giardini? Nulla ? tutto?

Sarà la prima calura di giugno che sale dal terreno umido dei recenti temporali, o saranno le fragole, che forse ne ho mangiate troppe e mi danno uno strano prurito a quei quattro neuroni che solitamente dormono sognando giardini impossibili….Sarà qui o Sarà là…ma secondo me per esserci e stare in disparte è meglio non venirci proprio. Ma dove?

In giardino certamente. Avete presente quei giardini pieni zeppi di piante dove una schiaccia l’altra e se rimane spazio se lo prende l’erba malora? Avete presente…si ? Ecco in quei giardini se avevate una minima possibilità di far notare la bella peonia della zia Gina ora, data la vicinanza, che diventa oppressione, i suoi fioroni fitti di petaloni rosati e striati, si perdono tra la felce e le pulmonarie, (troppe, ma c’è n’erano che la suocera non sapeva dove metterle…). Da dietro la Magnolia soulangeana così frondosa, ma così ombrosa, che cala i suoi festoni quasi fino a terra e abbraccia tutto l’abbracciabile. E ciao peonia della zia Gina, si è persa dietro, in mezzo, e anche sul davanti; semplicemente c’è, ma non si nota.

Invece. Avete presente quei giardini con 4 piante 4. Quei concettuali dove la padrona è la pietra, il sasso, la ghiaia, la roccia esotica, il menhir che poi diventano due, tre e ancora quattro. Quei giardini in cerca di equilibri astrali ma pur sempre in bilico sul baratro dell’inutile, tra l’oriente e la California, tra la linea pulita e netta e la curva ripetuta una dietro l’altra che ti viene il mal di mare. Avete presente si? Dove sentite quella voce che petula come un mantra che con capiamo, ma facciamo finta di apprezzare “less is more…less is more…”…

Appunto, è meglio se non mi notano nel mucchio o piuttosto al posto mio ci metto un sasso che tanto è uguale? Perché qui, siori e siore, si divide l’umanità, giardinisticamente parlando. Tra chi ha il sacro fuoco della collezione e chi al massimo brama l’alberello esemplarotto. Quest’ultimo in realta è combattuto, perché il sasso è ben più bello, non mangia, non beve e non “sporca”.

Appunto, l’esemplare. Quella magnifica sugherella strappata ad una vita grama di stenti e rinunce tra i bianchi sassi di Puglia si ritrova doppata di organiche miscele di roba buona a dover combattere la brina di padania. Quella sugherella che esibita come il trionfo della propria competizione sociale, trova sede davanti al villino buono della periferia. La si pensava una primadonna (da esibire come tante altre primedonne) da esaltare con curve di ghiaini multicolori e invece termina schiacciata proprio dalla minerale esultanza. Era meglio se non veniva, se stava dov’era a respirare il salmastro. Ma tant’è così va il mondo, di esagerazione in esagerazione, di squilibri perfetti che si credevano armonie indiscutibili. Come dirlo a chi non ha orecchie, come riferirlo in buona maniera a chi crede di saperla lunga su questo e su quello, che per tutto il resto c’è facebook ?

Il bel giardino, non dico l’opera suprema, che capita forse una volta o due di poter scorgere (e la seconda forse solo al cospetto di Dio…), è la buona sensazione di un romanzo che ti prende il cuore e se lo impasta fino alla fine; di quella radio che passa Neil Young e sembra avere capito chi sei…(Ligabue); di quella pasta pomodorini, aglio, basilico e due pizzichi di origano…semplice ma efficace, semplice ma di sostanza, di significato.

Ecco non sto in disparte e nemmeno rimango a casa, semplicemente mi mettete alla giusta distanza per crescere liberamente e mostrarmi quando è ora, semplicemente mi date importanza quando la chiedo e piuttosto a me, pianta da giardino, piace esserci, anche tra la curva dei sassi, se proprio vi piacciono anche quelli.