Per favore…no!

“Non fatelo…”

E’ ciò che dissi al termine di un concitato incontro con una committenza inarrivabile e determinata nei suoi propositi di stendere un “affascinante tappeto di erba sintetica”, così dissero: un affascinante e  “realistico” tappeto di erba sintetica.

Rabbia, delusione, frustrazione, senso di impotenza verso una scelta scellerata, non tanto per il materiale in se, ma per la finzione che avvertivo entrare di prepotenza in ciò che è o dovrebbe essere una delle migliori manifestazioni dell’arte umana: il giardino appunto.

So che il giardino è anche sceneggiatura, teatralità, dove si apre un sipario, si gode per la commedia e infine si chiude con tanti ringraziamenti, lasciando un bel ricordo di se. Oppure se vogliamo paragonare il giardino ad un bel romanzo: ecco l’incipit che come un ragno ti preda e ti porta nella sua tana in poche righe (le prime e mai oltre la prima pagina), poi una trama coinvolgente e per chiusura un finale che si faccia ricordare (magari “aperto” per dare l’impressione che qualcosa potrebbe ricominciare). So che il giardino è tutto ciò, ma mai e poi mai mi abbasserò ad utilizzare espedienti finti, o perlomeno così spudoratamente artificiali quali un tappeto erboso sintetico. Che poi in quel caso specifico la dimensione era oltre ogni mia sopportazione: 3000 mq, non proprio una pezza da zerbino eh…!

Un prato “vero” nel Giardino dell’azienda “Valverbe” (Giardino dei profumi, Melle Cn)

Me ne andai interrompendo ogni sorta di collaborazione con quella stimata impresa, si perché si trattava proprio di una progettazione dedicata ad una struttura commerciale. Dissi loro che tanto i più attenti si sarebbero accorti dell’inganno. Mi risposero che i vantaggi superavano gli svantaggi e ne fecero un lungo elenco: basta tagli d’erba, nemmeno una goccia d’acqua irrigua, nessun trattamento, niente concime, talpe, insettacci, risemine e arieggiature, ecc ecc. Dissero anche che il costo iniziale, seppure molto alto, sarebbe stato ammortizzato in pochi anni.

Come spesso mi accade, li per li non polemizzai, ringraziai e me ne andai mesto. Ma pochi giorni dopo inviai una lettera con le mie impressioni.

Cari signori.

“Non fatelo…”.

E’ vero, un prato ornamentale, convenzionale richiede dispendio di materiali e energia. E’ vero bisogna tagliarlo periodicamente.

Il “vero” prato centrale nell’azienda Valverbe (Giardino dei profumi – Melle Cn)

Però nessuno calcola mai il costo energetico nel produrre quel bel tappeto finto; nessuno calcola il tempo di degrado, perché se vi dicono vent’anni state certi che diverrà brutto, di una bruttezza indescrivibile, molto prima; nessuno calcola il costo di acquisto e installazione che è molto maggiore di un normale prato ornamentale; nessuno vi dirà mai del male che fate alla vostra terra perché lì sotto muore praticamente tutto, dalla talpa al verme, e ciò che non muore viene alterato nel suo equilibrio biologico (funghi, batteri, alghe ecc), rendendo quello spazio sterile. Ecco, nessuno vi dirà mai che un bel giorno dovrete smaltire quegli ammassi di plastica.

Non fui ascoltato (com’era prevedibile) ed ora quell’enorme distesa fa bella mostra di se sotto il sole di giugno. Devo dire che ogni tanto mi capita, qua e là, di notare dietro qualche recinzione dei simili pratini perfettini di pura plastica. Forse combatterò contro i mulini a vento ma non mi arrenderò mai a queste oscene imitazioni che con il giardino non hanno nulla da spartire.

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