Salvami bellezza.

“Ti prego Dio della natura, fai che oggi (e magari anche domani…) io veda la bellezza”

E’ nel diritto di ogni uomo pretendere la bellezza. Per Omero, Saffo, Platone, Aristotele, i Sofisti e altri grandi della cultura Greca la bellezza giungeva all’uomo quando serviva. Kalos (bello) e Kairos (momento giusto) hanno la medesima origine (La Bellezza. Un dialogo tra credenti e non credenti, di Ravasi, Ovadia, Rieira e altri. Ed. Donzelli, Roma 2013), così come nel Nuovo Testamento l’aggettivo “Kalos” è indicato, sia per indicare il “buono” e il “bello”, insieme. Quindi una cosa è bella se è anche buona e viceversa. Dio, la natura, il fato…metteteci quel che volete, mandano la bellezza all’uomo sempre e al momento opportuno. Non ci resta che attendere quindi o magari dobbiamo anche agire?
Non ci posso far nulla. Avrei altri pensieri più concreti da fare, altri problemi da risolvere. Eppure, di tanto in tanto, mi vengono queste strane meditazioni, certamente esagerate per un montanaro giardiniere come me, proprio mentre semino o mondo dai rami secchi o rotti dalla neve qualche arbusto un po’ patito, o mentre rinvaso le piante di lavanda, anche loro bisognose di bellezza intorno.
Conosco le lavande, loro vorrebbero andarsene a vivere su qualche altopiano di Entracque, tra i ginepri schiacciati dalla neve e il vento. Posti infelici per un umano, dove tremerebbe di freddo per tutto l’inverno o seccherebbe come una prugna al sole dell’estate. Loro, le lavande adorano questi posti, li riescono a viverci benissimo e probabilmente metterebbero su una comunità felice, inframezzata di sassi e massi, ginepri floridi, timi striscianti e santoregge in grandi cuscini. Farebbero famiglia e passerebbero il tempo a parlottare di quel camoscio che ogni mattino sul presto viene a brucare le poche festuche o di quanta essenza mettere da parte per farsi sempre più profumate, per resistere ai parassiti. Anche le piante desiderano la bellezza essendo un richiamo forte, potente, per ogni essere vivente; quindi non solo prerogativa umana, altrimenti non si spiegherebbe il perché certe forme (vedi orchidee per es) dovrebbe soddisfare la vista di una moltitudine di animali (non solo insetti), o del perché certi soavi profumi dovrebbero esser prodotti in quantità enorme per convincere amanti riluttanti a tuffarsi tra i pollini, o come mai le ciliegie non sono tutte bitorzolute e nauseabonde ma tonde, rosse e dolcissime, ovvero bellissime. Credo da semplice osservatore della natura che il bello sia la più diretta emanazione dell’Amore, una specie di cassetta degli attrezzi, con cui la forza più grande di tutte quelle che reggono il creato, si serve per trasformarsi in effetto concreto. Provo a spiegarmi come dovrebbe fare un giardiniere: l’amore produce la bellezza perché altrimenti rimarrebbe un concetto, una idea bella ma inutile.
Mentre sono alla duecentesima lavanda, che serro (senza esagerare) nel vaso con il terriccio buono, ma forte di pomice per lasciar drenare l’acqua in eccesso, tutto mi pare più chiaro: la bellezza arriva al momento giusto, forte, concreta, indiscutibile. Per esempio quando ne ho bisogno per ristabilire il buio dell’inverno (per alcuni bellissimo…), o il grigiore di una giornata in città, o dopo una lite, un problema, un casino….ecco lei, la bellezza, diretta emanazione dell’amore che ristabilisce l’equilibrio e mi permette di andare avanti. Certo richiede un po’ d’impegno il cercarla e notarla, a rimaner passivi non si conclude nulla.
Il principe Miškin ne L’idiota di Dostoevskij dice appunto che “la bellezza salverà il mondo” e come per altre frasi o parole usate e abusate (vedi: biodiversità), comode per riempire salotti, comizi, conferenze, la si è presa e fatta propria da innumerevoli politici e pseudo tali, svuotandone il significato e caricando di speranza, di aspettativa, di attesa appunto. Come dire: sperate che io salga al potere e vedrete che bello….si, bello per lui.
Purtroppo la storia insegna che raramente la bellezza arriva al seguito della politica, ma appunto giunge a noi per riequilibrare, è Amore e giunge con la Natura, con il lavoro dedicato a Lei e mai contro di Lei. Potrà essere il più estetico e cult degli edifici, un ponte, o una costruzione di vetro e cemento altissima ed ammiratissima, anche una città intera (alcuni dicono che Dubai sia bellissima, mah…) ma non sarà mai vera bellezza perché questa prerogativa spetta solo ad un albero o una intera foresta, un paesaggio naturale o curato con rispetto, un cibo sano, un animale libero, un fiore o un intero giardino.
Per questo motivo l’Expo di Milano sarà l’apoteosi della supponenza, la vana ostentazione di grandezza, la superbia fatta albero, tra l’altro già presenti, i megalitici alberi finti, dal 2005 a Singapore nel magnifico (quello si avveniristico) Gardens by the Bay. Ecco si, appunto, l’Expo mi chiedo e mi richiedo, ma non lo si poteva pensare in un bosco o tra i campi veri, coltivati, in un luogo che al termine dello show rimanesse tale, intonso, naturale….che illuso che sono, migliaia di metri cubi di cemento spacciati per avvenire e salvaguardia della natura, della vituperata “biodiversità”, del cibo per tutti: questa si che è bellezza!

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foto tratta dal sito: http://www.yoursingapore.com/

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