La terrazza all’inglese.

Se qualche appassionato avesse osato creare sul proprio terrazzo ciò che gli anglosassoni svolgono normalmente nei loro giardini, ovvero un mix di erbe perenni e arbusti, ora si ritroverebbe con una moltitudine di fioriture che dovrebbero fare i conti con il solleone. Infatti il calore, dovuto all’esposizione elevata e senza riparo alcuno, minaccia costantemente il miscuglio di erbacee, alcune già in procinto di “andare a seme” altre in piena fioritura. Avendo al momento dell’impianto eseguito con cura una scelta di piante adatte alle condizioni della terrazza, solo qualche foglia potrà rinsecchire, ma talvolta viene spontaneo esagerare mettendo in vaso alcune specie che avrebbero dato il meglio solo in piena terra. Certo non è impossibile coltivare in contenitore anche Aquilegia o Coreopsis, così come si può tentare con piante decisamente più propense a stare nel giardino, come: Lychnis calcedonica, Delphinium o Digitalis. La taglia solitamente fa la differenza, nel senso che è  meglio preferire piante dal portamento compatto e non troppo assurgente, come i geranium, soprattutto se l’esposizione della terrazza è a mezz’ombra. Quindi lasciamo ciò che svetta oltre gli 80-90 cm per i bordi misti in piena terra. Le erbacee perenni alte richiedono solitamente terreni profondi dove affrancare le proprie radici e potersi così garantire stabilità meccanica e rifornimento idrico costante. Oltretutto l’esposizione al vento di molte terrazze non è proprio l’habitat ideale per i “gambi lunghi”. Migliori risultati si ottengono invece con piante più compatte e non troppo alte, oppure flessibili  sotto la spinta del vento. Piante con una resistenza garantita alle alte escursioni termiche. D’estate comunque si deve prestare notevole attenzione alla quantità d’acqua che giunge alle radici, è facile abbondare o all’opposto dimenticarsi del tutto (magari per le vacanze) delle perenni, confidando nella loro generale e proverbiale rusticità. In vaso tutto questo non vale, è l’appassionato giardiniere che governa e gestisce la sopravvivenza nel delicato periodo estivo. Regole precise non ci sono: bisogna quotidianamente “tastare” il terreno alla ricerca di indizi che confermino o meno la presenza di umidità. Tutto dipende molto dall’esposizione, dalla presenza o meno di nuvole (anche quella copertura permanente sulla pianura padana), dall’impianto d’irrigazione e non ultimo della costituzione del terriccio. A lungo andare si entra in una specie di simbiosi con le piante e basta un’occhiata per capire se è l’acqua o il concime a mancare…sarà il mitico “pollice verde” ??

Comincia la discussione

Lascia un commento