Quando dico “erica” oltre che una bella ragazza della mia adolescenza mi fa apparire nella mente nordiche brughiere dai colori pastello, dove pascolano cervi e conigli selvatici e le betulle formano talvolta ariosi boschetti. Per vedere simili ambienti non serve andare in Scozia o Norvegia, alcune sommità delle nostre colline e montagne, con terreni acidi riproducono spesso le medesime condizioni ambientali, anche se in scala minore. In piemontese queste aree vengono chiamate “bruè” o “bruèra” a seconda delle vallate, che vorrebbe dire “brughiera”, ma non si tratta della vera erica, piuttosto della Calluna vulgaris. Anch’essa appartiene alla grande famiglia delle ericacee, molto rustica, fiorisce con il caldo d’agosto di un bel rosa carico e brillante. Oltre alla specie originaria, l’unica nella famiglia delle ericacee, si trovano in commercio molte variazioni orticole selezionate dall’uomo, varietà dai colori diversi: bianco, rosso, arancio, giallo e bronzo. Sono tutte molto belle e fiorifere, amanti del sole e dei substrati torbosi con PH acido. Le eriche si suddividono invece in molte specie, sono 600 in tutto il mondo, che per comodità i vivaisti hanno suddiviso in piante a fioritura estiva e invernale-primaverile. Le prime, come l’E. ciliaris, cinerea, tetralix, vagans, ecc, sono specie molto decorative, originarie del Marocco  e dell’Europa Occidentale, fioriscono da giugno a ottobre di rosa, bianco, porpora, rosso. Quelle a fioritura invernale, come l’E. carnea o l’E. mediterranea, sviluppano fiori rossi, bianchi o rosa da ottobre a febbraio e oltre. Sono originarie dell’area mediterranea e delle montagne dell’Est e al contrario di quelle a fioritura estiva, amano i terreni calcarei. Vi è anche un gruppo di eriche arboree che crescono fino a 250-300 cm di altezza e sono utilizzate per costruire le pipe. Il loro ceppo è molto ricercato per questo scopo, ma le esigenze ambientali ne limitano la diffusione ai versanti marini e ai terreni acidi. Tutte le specie elencate hanno subito molte selezioni che permettono ora di averne una moltitudine con tonalità diverse, da non confondersi con le colorazioni artificiali a cui purtroppo molti fiorai ricorrono. Le eriche dal fogliame verde smeraldo, rosso, bronzo ecc sono colorate artificialmente e lasciano interdetti tutti coloro che amano le piante per quello che sono e che farebbero volentieri a meno delle trovate kitsch. Sia la calluna che l’erica è possibile coltivarla nei nostri giardini tenendo presente che l’effetto migliore si ottiene riunendone un certo numero. Quattro o cinque piante, come minimo, si esaltano nei colori e nella forma, trovando una collocazione ideale nei giardini rocciosi o nelle bordure miste in compagnia di altre acidofile come azalee e rododendri. Se piantate in numero elevato, le varietà a portamento ridotto, formano tappeti sempreverdi di sicuro effetto, magari ai piedi di qualche arbusto o alberello dalle forme particolari, come le camelie.

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