Il Giardino che ti Salva

Come faremo il giardino per noi, i nostri figli e per la Terra

L’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) è un’agenzia dell’Unione europea il cui compito è fornire informazioni indipendenti e qualificate sull’ambiente. L’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) opera con l’obiettivo di favorire lo sviluppo sostenibile e contribuire al conseguimento di miglioramenti significativi e misurabili dell’ambiente in Europa, fornendo ai responsabili delle decisioni politiche e al pubblico informazioni tempestive, mirate, pertinenti e attendibili.

AEA illustra 12 problematiche che suscitano forte ansietà in Europa, soffermandosi su motivazioni ed obiettivi, e sulle strategie adottate nel tentativo di risolverli.

1) Effetto Serra:
attorno al 2030 si attende un raddoppio effettivo delle concentrazioni di CO2, con il conseguente aumento della temperatura previsto attorno a 1,5-4,5ECnella migliore delle ipotesi, l’effetto serra dovrebbe produrre nell’Europa meridionale un aumento della temperatura di 2EC d’inverno e di 2-3EC d’estate

2) Diminuzione dell’ozono stratosferico :
negli ultimi 10 anni le concentrazioni di ozono alle latitudini medie europee sono calate del 6-7%. l’Europa produce un terzo circa delle emissioni complessive annue di sostanze che distruggono l’ozono.
nel 2030 il cancro alla pelle provocato dall’aumento delle radiazioni UV-B dovrebbe colpire con esito mortale due persone su un milione
anche qualora il protocollo di Londra alla Convenzione di Vienna venga applicato in ogni sua parte, ci vorranno almeno 70 anni per arrestare l’assottigliamento dello strato d’ozono

3) La scomparsa della biodiversità:
gli ecosistemi europei comprendono oltre 2500 tipi di habitat e qualcosa come 215 000 specie, 90% delle quali invertebrati. Pressoché in ogni paese europeo vivono specie endemiche (sconosciute altrove).
I maggiori centri di biodiversità in Europa sono il bacino del Mediterraneo e le montagne del Caucaso all’estremità sud-orientale dell’Europa.
Dal momento che la funzione ecologica di numerose specie è per lo più sconosciuta, è bene adottare il principio cautelativo di evitare qualsiasi intervento che riduca inutilmente la biodiversità

4) Acidificazione:
in vaste zone della Scandinavia meridionale si assiste ad una forte acidificazione delle acque dolci che fa strage di pesci in Germania, Polonia e nelle Repubbliche ceca e slovacca, le foreste di conifere subiscono gravi danni come conseguenza dell’acidificazione e delle elevate concentrazioni di ozono e di biossido di zolfo nell’aria
in Europa, il deposito di acidi dovrebbe diminuire parallelamente al calo delle emissioni; in pij del 50% della sua estensione territoriale, tuttavia, i valori soglia continueranno ad essere superati

5) La gestione delle risorse d’acqua dolce:
l’inquinamento idrico e il degrado degli habitat acquatici costituiscono gravi impedimenti all’utilizzo delle acque per il consumo umano e per la flora e la fauna selvatiche; il volume d’acqua che va perso nella rete di distribuzione è elevato; si va infatti da un 25-30% di perdite stimate in Francia, Regno Unito e Spagna, fino addirittura al 50%.
Se l’acqua fosse considerata un bene economico e ricevesse in quanto tale un prezzo adeguato, la gestione delle risorse idriche potrebbe avvantaggiarsene.

6) Degrado delle foreste:
da un’indagine condotta nel 1992 su 113 specie di alberi in 34 paesi europei è emerso che il 24% degli alberi era danneggiato – la defogliazione superava infatti il 25%; nel 10% degli alberi, invece, il fogliame appariva scoloritonella Repubblica ceca, addirittura il 54% delle foreste avrebbe subito danni irreversibili
ogni anno viene dato fuoco ad una media di 700 000 ettari di terreno boschivo, per un totale in Europa di 60 000 incendi.

Altre 6 problematiche indicate dall’AEA:

  • Produzione e gestione dei rifiuti
  • Insulti a danno dei litorali e gestione delle aree costiere
  • Stress urbano
  • Rischio chimico
  • Ozono troposferico ed altri ossidanti fotochimici
  • Incidenti di grave entità (sezione speciale dedicata alle cause dei disastri nucleari )

I 4 punti per il giardino del domani (oggi)

  • L’acqua
  • Il Terreno
  • Il prato
  • Le piante

Il giardiniere deve sapersi adattare ai cambiamenti climatici. Anche le piante si stanno adattando, mescolandosi, muovendosi di più, in cerca di ambienti e di climi più adatti. L’uomo resta la specie maggiormente minacciata, perché è più stanziale, più fragile, meno adattabile. (Gilles Clément )

L’acqua

192 litri a testa. Il nostro consumo pro capite,
pari a 70mila litri l’anno, uno dei più alti del mondo.

un giardino senz’acqua: un dry garden.
Il giardino secco” è un giardino che si basa sull’impiego di 
piante che richiedono poca acqua.

Ma non solo:

  • irrigazione profonda per molte piante sarà sufficiente l’irrigazione ad intervalli lunghi (molta acqua a cadenza mensile così da incoraggiare lo sviluppo delle radici in profondità per affrontare meglio la siccità).
  • innaffiare a sera, quando le temperature sono più basse e il fenomeno dell’evaporazione ridotto
  • proteggere le piante dal vento riparandole con delle pareti o siepi.
  • pacciamatura che, oltre a ridurre il fenomeno evaporativo, ha l’ulteriore vantaggio di controllare la vegetazione infestante.
  • sostanza organica: È importante arricchire il terreno di compost, letame
  • utilizzare tappezzanti al posto del prato o sostituirlo con ghiaia o sabbia.

Metodi di conservazione dell’acqua

  • Cisterne
  • Laghetti

Metodi efficaci per mantenere sano un laghetto.

  • Piante in concorrenza con le alghe: Popolare il laghetto con una grande quantità di piante di riva e acquatiche è uno dei modi migliori per contrastare le alghe. Questo perché le piante acquatiche e galleggianti esauriscono i nutrienti presenti nell’acqua, rendendoli non più disponibili per le alghe.
  • Pesci che si cibano di alghe nei laghetti
    Alcuni animali possono aiutarvi nella lotta contro le alghe del laghetto . Tra questi ci sono i piccoli crostacei, le lumache d’acqua, i bivalvi d’acqua dolce e molte specie di pesci. Tuttavia, non dovete aspettarvi miracoli. Inoltre, questi piccoli “aiutanti” potrebbero essere a loro volta causa di altri problemi nel laghetto.
    Attenzione a:
    • Eccessiva insolazione: ridurre con adeguata copertura arborea e arbustiva
    • La temperatura dell’acqua è troppo elevata in estate? Allora è importante che garantiate un’aerazione sufficiente.
    • Nel laghetto vivono troppi pesci? Riducetene il numero e utilizzate sempre mangimi di alta qualità per evitare la contaminazione dell’acqua.
    • Evitate le sostanze che non dovrebbero essere presenti nel laghetto possano entrarvi (ad esempio, fertilizzanti per piante di terra)

Pacciamare per conservare

È lo spargimento sul terreno di materiali inerti o organici per evitare l’eccessiva insolazione e disidratazione, il dilavamento con erosione e naturalmente la crescita di malerbe.

  • Inerti: ghiaia, lapillo vulcanico, ciottoli
  • Organica: paglia, cippato di legna, corteccia di pino, gusci di nocciola,
    tappeto in fibra di cocco
  • Film: plastica, carta, biodegradabile

Il Terreno

Il rapporto annuale della Convenzione Onu contro la desertificazione (UNCCD), il Global Land Outlook pubblicato nel settembre 2017 ci dice che “un terzo del territorio del nostro pianeta è gravemente degradato a causa di agricoltura intensiva, urbanizzazione, cambiamento climatico, erosione e deforestazione. Ogni anno vengono persi nel mondo 24 miliardi di tonnellate di terreno fertile”.
Non solo…
Lo squilibrio nel sistema suolo-pianta porta ad un lento declino dello sviluppo e della produzione vegetale. L’origine principale del fenomeno si individua nella riduzione della biodiversità

  • alterazione del metabolismo dei residui organici colturali: la semplificazione della biodiversità microbica nel suolo (a causa dell’impiego massivo di biocidi, soprattutto fungicidi e insetticidi) comporta un mancato completamento della umificazione della sostanza organica
  • riduzione degli apporti organici : dovuti alla impossibilità di praticare sovesci o letamazioni, non consentono il ripristino del tenore iniziale di sostanza organica, che inesorabilmente scende sotto livelli critici intaccando la sostenibilità ambientale
  • perdita della struttura del suolo: calpestio, compattamento dovuto al passaggio di mezzi meccanici, eccessive irrigazioni.
  • Quando le condizioni di vivibilità per le piante coltivate diminuiscono, si può cominciare a parlare di degrado della fertilità sullo stesso appezzamento: più propriamente si dice che il terreno è ‘stanco.

Rimedi per un terreno “stanco”

  • Apportare materia organica.  Se dobbiamo ripristinare velocemente un corretto equilibrio organico del terreno, per non attendere i tempi della natura, lenti in proporzione alla durata della vita umana, possiamo intervenire con apporti esterni di materia organica, che ha il compito di nutrire gli organismi del suolo, i veri produttori di fertilità. Paglia, sfalci, potature, letame. Tutto è utile per riportare biomassa.
  • Apportare microrganismi. Anche la moltiplicazione dei microrganismi può essere stimolata con il nostro intervento. Esistono molti preparati che possono essere aggiunti al suolo per aumentare la velocità di decomposizione della materia organica e quindi la restituzione di elementi nutritivi. Ricordiamo che la terra è l’apparato digerente delle piante e che, senza l’intervento di lombrichi, batteri, funghi e molti altri organismi, le piante non potrebbero assorbire nutrienti.
  • Mantenere la giusta umidità. I processi vitali hanno bisogno di acqua, perciò saranno possibili solo se il suolo è in grado di trattenere umidità. La materia organica è la migliore accumulatrice di riserve idriche, per aiutarla meglio nel suo compito servono forme del terreno adatte a rallentarne la corsa durante gli eventi atmosferici. Molto utili sono i paesaggi disegnati per rallentare e trattenere la fuga dell’acqua come propone la progettazione in permacultura. Per ogni clima gli interventi e le tecniche saranno diversi. Le aiuole rialzate sono utili quando c’è ristagno d’acqua, coltivazioni al livello del suolo e persino in buca quando l’umidità è rara e va trattenuta ad ogni costo.

3 parole “magiche”:

  • compostaggio
  • Sovescio
  • Paglia
  • BIOATTIVATORI
compostatore “fai da te”

Sovescio:

per il decompattamento di un terreno è consigliato programmare l’avvicendamento delle colture inserendo in ciascuna parcella, ogni 2-3 anni, un erbaio da sovescio. Le radici di un buon miscuglio sono capaci di decompattare il terreno in profondità e di sbriciolare le zolle nei primi 20-30 cm che, grazie a milioni di ramificazioni, penetrano e si ingrossano nelle crepe delle zolle riducendone le dimensioni. Inoltre, la presenza di grandi masse di radici attira una moltitudine di organismi terricoli che perfezionano l’intervento rigenerativo del suolo, scavando tante gallerie nelle zolle compattate.

Paglia:

Prendiamo esempio dall’orticoltura
sinergica e dalla permacoltura. Cioè la
“permanent culture”

PROMUOVE L’ASSORBIMENTO DEI NUTRIENTI E MIGLIORARE LA STRUTTURA DEL SUOLO: BIOATTIVATORI ORGANICI E MIGLIORATORI RADICALI E DEL SUOLO

www.proteoint.com

Il Prato

Se doveste giocare una partita di calcio scegliereste un prato naturale o uno sintetico? Da una indagine condotta negli Stati Uniti (Fonte: Nflpa – National football league players association) la maggioranza degli atleti professionisti predilige l’erba vera, eppure molti centri sportivi, anche in Italia, decidono di sostituire i prati naturali con quelli sintetici. I minori costi di gestione e la praticità di utilizzo sono le motivazioni addotte, ma che spesso si basano su falsi miti. Per esempio i minori costi di gestione.

Meglio che lo dica subito se vi serve un prato sintetico da me non lo trovate ne ora ne mai: Amen!

prato sintetico


prato ornamentale

anche il prato “all’Inglese” o prato ornamentale non è facilmente sostenibile in un mondo che cambia così velocemente. qui alcuni “problemini” con cui confrontarsi periodicamente per ottenere un prato come si deve:

“Brown patch” (fungo Rhizoctonia solani)
“Yellow patch” (fungo Rhizoctonia cerealis)
“Microdochium patch” (fungo Microdochium nivale)
“Take all patch” (fungo Gaeumannomyces graminis var. avenae)
“Fairy ring” (fungo Agaricus sp., Lycoperdon spp)
“Pythium blight” (fungo Pythium sp.)
“Dollar spot” (fungo Lanzia sp. e Moellerodiscus sp.)
Antracnosi (fungo Colletotrichum graminicola)
“Bipolaris leaf” spot (fungo Bipolaris sorokiniana)
“Melting out” (fungo Drechslera poae)

Prato ornamentale vuole anche dire: tanta acqua, tanti trattamenti fitosanitari (vedi le malattie appena elencate), concimi e tagli frequenti….fate un po’ Voi…

prato ornamentale

Prato rustico

l’unico tipo di prato che mette in salvo la biodiversità:

  • specie annuali e selvatiche – papavero, fiordaliso, cosmea, camomilla, ancusa, campanula, ecc. – che durante il primo anno di vita del prato garantiscono il suo rapido insediamento, lo arricchiscono e servono a contenere la crescita delle erbe infestanti, permettendo lo sviluppo delle perenni selvatiche, quando ancora non c’è una completa copertura del terreno; oltre a questo le annuali forniscono una fioritura ricca e colorata già nello stesso anno della semina.
  • specie perenni selvatiche – margherite, salvia dei prati, ranuncoli, garofani – che costituiranno il vero e proprio prato permanente; queste specie, essendo perenni, hanno la germinazione e lo sviluppo lenti.
  • graminacee selvatiche – Lolium perenne, Poa trivialis, Poa pratensis, ecc. – come base del miscuglio, opportunamente scelte in modo da non essere competitive con le specie selvatiche sopra citate.

Senza impianto d’irrigazione !! oppure con un impianto tarato a funzionare solo se dovesse perdurare una mancanza di acqua dal cielo.

Ovviamente, anche il prato rustico può ambire ad essere “bello” e folto come quello ornamentale. Il segreto è il taglio: frequente e robotizzato. Solo così verranno favorite le specie a foglia sottile (graminacee) che si sviluppano anche da stolone, mentre le foglie larghe, che sviluppano soprattutto producendo fiori, avranno una lenta recessione. Sta a Voi stabilire se preferite più fiori o un tappeto erboso simile a quello ornamentale. Ad ogni modo il taglio è consigliabile farlo eseguire da un tosaerba autonomo.

Robot tosaerba (fonte husqvarna)

Le Piante

Le piante coltivate (e non) dovranno sempre più convivere con gli stress ambientali. L’influenza dei cambiamenti climatici sui raccolti è sotto gli occhi di tutti. La primavera e l’estate 2018, caratterizzate in Europa da alte temperature e siccità, ha fatto registrare  produzioni di frumento e mais molto al di sotto delle medie.

Cosa succede !

  • Fioritura anticipata
  • Maturazione anticipata
  • precoce germogliamento
  • precoce o tardiva caduta delle foglie
  • autunni più caldi e minore fissazione netta del carboni
  • stress biotici: causati da funghi, batteri, virus, insetti, piante infestanti, animali terricoli. Alcuni mai visti prima.

In giardino, che fare.

  • Aumentare il numero di alberi e arbusti: mix di latifoglie e sempreverdi
  • Preferire piante autoctone o molto resistenti alle intemperie (per es evitare le conifere alte)
  • Preferire alberi e arbusti dalle chiome ampie e ombrose (per es i gelsi)
  • Aumentare i percorsi coperti con pergole di rampicanti vigorosi (utilizzate in passato nel giardino rinascimentale, o negli orti conclusi)
  • Da studi pubblicati, la James Cook University (pubblicato su Trends in Plant Science), le piante terrestri, attualmente, assorbono circa il 29% delle emissioni di Co2 + zolfo+ metano ecc
  • Un albero di medie dimensioni che ha raggiunto la propria maturità e che vegeta in un clima temperato in un contesto cittadino, quindi stressante, assorbe in media tra i 10 e i 20 kg CO2 all’anno. Se collocata invece in un bosco o in un contesto più naturale alla propria specie, assorbirà tra i 20 e i 50 kg CO2 all’anno.

alberi “mangia-CO2” Uno studio del Cnr di Bologna, ha indicato le specie più adatte.

Il Bagolaro (Celtis australis)
L’olmo carpinifolio (Ulmus carpinifolius)
Il frassino comune (Fraxinus excelsior)
Il tiglio selvatico (Tilia cordata)
L’acero riccio (Acer platanoides)
Il cerro (Quercus cerri)
Il Ginko (Ginkgo biloba)
Il tiglio nostrano (Tilia platyphyllos)
L’albero di Kiri (Pawlonia tomentosa)
L’Ontano nero (Alnus glutinosa)

Sono tutti alberi che “puliscono” l’aria da biossido di carbonio, fino a 3.660/4000 kg in 20/25 anni, e catturano e assorbono altri inquinanti come benzene, ossidi di azoto, diossina.

Frutti

Iniziamo a coltivare piante dai frutti nutrienti e resistenti a cambiamenti climatici e insetti:
Piccoli frutti come:

  • ARONIA MELANOCARPA
  • ASIMINA TRILOBA
  • GIUGGIOLO (ZIZYPHUS SATIVA)
  • GOJI – BERRY (Lycium Barbarum G1
  • GOUMI DEL GIAPPONE (ELEAGNUS UMBELLATUM)
  • Cornus mas (Corniolo)… ecc
giuggiole
Cornus mas
Elaeagnus umbellata
Asimina triloba
Aronia melanocarpa

di chi è la colpa del riscaldamento globale?

  • Un cinese produce 179 tonnellate.
  • Lo zio svedese di Greta Thunberg ne ha prodotte 425.
  • Gli Stati Uniti guidano la classifica con oltre 1.100 tonnellate
  • L’Italia 379 tonnellate
    pro capite

Calcolo della Co2 prodotta pro capite di un individuo nato nel 1960 fino ad oggi. (Fonte “Sole 24 Ore”)

Comincia la discussione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *